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PORTIERI SI DIVENTA: L'IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

I GIOVANI E IL CALCIO

Spesso ci troviamo a sottolineare l'importanza del comportamento dei giocatori professionisti che, godendo degli amplificatori mediatici e delle divulgazioni virali dei social, si pongono purtroppo o per fortuna come esempio, soprattutto per i facilmente impressionabili giovani che si affacciano al mondo del calcio. Ecco che in un attimo un calciatore professionista diventa un vero e proprio supereroe, con tutto quello che ne consegue, nel bene e nel male, perché sappiamo benissimo che i giovani calciatori tendono ad imitare le sembianze e le gesta dei propri idoli. Non ci soffermeremo sulle prime, spesso rappresentate da tatuaggi eccessivi e pettinature improbabili. Porremo invece l'attenzione sulla bellezza del gesto atletico e tecnico che, più di ogni altra cosa, affascina le giovani menti stuzzicando immaginario e fantasia. Cosa può esserci di più bello di un goal in rovesciata, di un palleggio da giocoliere, di un dribbling ubriacante o di una parata acrobatica? Il ragazzino che si affaccia a questo gioco spettacolare non vede l'ora di attirare l'attenzione su di sé per provare a riprodurre le giocate del campione preferito. Tutto questo è fisiologico, ma qui sorge il problema. Il giovane calciatore che si lancia in un tackle è consapevole dello stress a cui sottopone i propri muscoli adduttori ed estensori dell'anca? E' in grado di valutare il fisiologico range di movimento della spalla durante una parata in tuffo? Quando si lancia in una giocata acrobatica, ha già calcolato la posizione corretta in cui dovrebbe atterrare per non subire danni o traumi?

IL GESTO ATLETICO (PORTIERE-ATTACCANTE)

Per meglio comprendere il problema proveremo ad analizzare il ruolo del portiere e quello dell'attaccante, agli antipodi ma ugualmente affascinanti, e faremo un semplice parallelo tra due ragazzini di 12 anni che sognano un florido avvenire nel calcio professionistico. Il primo (A) sogna di essere il nuovo Cristiano Ronaldo, il secondo (B) non vede l'ora di emergere e bruciare le tappe come il suo idolo, il portiere Donnarumma. A è consapevole che nel proprio bagaglio tecnico non possono mancare velocità, dribbling e tiro a rete. B sa benissimo che, oltre a innate qualità fisiche, deve acquisire visione di gioco, senso di posizione e una padronanza assoluta del gesto tecnico della parata. Nei primi anni della "scuola calcio" capita molto spesso che tutti i bambini, indipendentemente dal ruolo che dovranno andare a ricoprire in campo, seguano un identico programma di preparazione atletica che, seppur studiato nei particolari da addetti ai lavori, non è differenziato per coloro che dovranno ricoprire il ruolo di portiere. Ecco allora che il giovane attaccante si trova a compiere alcuni gesti che è già abituato ad effettuare fin dai "primi passi", come è normale che sia. Mi riferisco alla corsa e al calcio della palla che, seppure in modo approssimativo, fanno già parte dei giochi di un bambino fin dalla più tenera età. Discorso inverso per il ruolo di portiere, per il quale un bambino deve imparare un gesto atletico molto preciso e, se non effettuato a regola d'arte, pericoloso. Una parata in tuffo non fa sicuramente parte del bagaglio di giochi di un bambino che per la prima volta si trova una palla tra i piedi. Quindi il nostro piccolo "Donnarumma" si ritrova durante i primi allenamenti a correre, eseguire esercizi di coordinazione, con e senza palla, e di tonificazione dei muscoli. Quando arriva il momento della tanto attesa partitella di fine allenamento, si ritrova in una porta di cui non conosce le misure, che deve collocare mentalmente nello spazio dietro di sé e che deve difendere eseguendo una serie di gesti tecnici che comprendono diverse cadute a terra "controllate". Ecco che allora diventa fondamentale una specifica preparazione e formazione che consenta al nostro piccolo portiere non solo di svolgere al meglio il proprio amato ruolo, ma anche di evitare traumi di varia natura ad una serie praticamente infinita di articolazioni. Sia chiaro, anche il piccolo "Cristiano Ronaldo" corre i suoi rischi e deve stare attento a non fare del male a se stesso e agli altri giocatori, ma sicuramente uno scatto e un calcio al pallone fanno parte già da tempo del seppur acerbo bagaglio tecnico a disposizione. Ovviamente ci sono società calcistiche che prestano particolare attenzione a tutti questi dettagli, ma nel sottobosco del calcio giovanile e dilettantistico mancano spesso per diversi motivi preparatori e istruttori adeguati, sia nel numero che nelle competenze.

 

LA PREVENZIONE DAGLI INFORTUNI

Concludiamo la nostra riflessione con un dato significativo. Nei giovani calciatori, molti infortuni si verificano tra coloro che si improvvisano portieri nelle partitelle tra amici. Nella maggior parte dei casi si tratta di traumi alla spalla (fratture, lussazioni e sublussazioni), gomito e polso, quasi sempre per tuffi improvvisati ed eseguiti con leggerezza e in modo approssimativo. Ad arricchire il ventaglio di diagnosi troviamo contratture alla muscolatura del tronco e patologie infiammatorie acute e croniche a carico delle articolazioni degli arti inferiori, soprattutto l'anca (borsiti). Dobbiamo sottolineare di nuovo l'importanza di eseguire un gesto tecnico in modo corretto, dopo un adeguato periodo di training con tecnici competenti. Ci siamo mai chiesti come mai la maturità tecnica di un attaccante si raggiunga molto prima di quella di un portiere? Proprio perché il ruolo di portiere, con tutto il repertorio tecnico e atletico, richiede grande esperienza, senso di posizione e un certo grado di consapevolezza che si può acquisire soltanto con l'età e la costanza negli allenamenti. Se da un lato il giovane attaccante può contare sullo scatto bruciante che tende fisiologicamente a venir meno attorno ai 30 anni di età, a causa del precoce invecchiamento del sistema neuromuscolare e del raggiungimento del picco di massa ossea, il nostro portiere sarà naturalmente portato a raggiungere il periodo migliore proprio attorno a quel periodo dell'età, e se sarà assiduo nelle sedute di allenamento potrà tranquillamente restare in attività, come ormai spesso capita, fino ai 40 anni. Ecco perché per molteplici risvolti calciatori si nasce, ma probabilmente portieri... si diventa!

 

Dott. Berti Daniele

Laureato in Biologia Umana e Scienze Biomediche-Laurea in Fisioterapia

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